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VITA E OPERE DI TACITO
P. Cornelio Tacito nacque (non è ben certo dove) fra l’anno 54 e il 56 dopo Cristo, e morì verso il 120. Nel 78 sposò la figlia di Agricola, sotto Vespasiano fu questore, sotto Tito edile, sotto Domiziano pretore. Nerva lo fece console nel 97. Tacito ebbe una vita abbastanza facile, e favorita dalla fortuna; ciò nonostante la sua concezione della vita e della storia fu assolutamente pessimista. Gli ideali che avevano fatto Roma grande e potente andavano tramontando; la genuina anima romana scompariva, e Tacito avvertì tutta la tragedia del tramonto. Perciò nelle sue opere lo scrittore mette volentieri in rilievo quei popoli e quegli individui, il cui carattere conserva le fondamentali virtù, senza le quali nè individui nè popoli possono essere grandi.
Le opere di Tacito sono retoriche e storiche. Nel Dialogus de oratoribus tratta, oltre ad altre questioni, le cause della decadenza dell’arte oratoria. La Germania (più propriamente: De origine, situ, moribus ac populis Germanorum) è un saggio geografico ed etnografico, con scopi di divulgazione scientifica e politica. De vita et moribus Iulii Agricolae è un elogio del suocero di Tacito, buon generale, governatore e pacificatore della Britannia; ma contiene anche preziose notizie sulle genti britanniche.
Opere più propriamente storiche sono gli Annales (Ab excessu Divi Augusti) e le Historiae. I primi narrano i fatti da Augusto a Nerone, le seconde da Vespasiano a Domiziano. Entrambe le opere sono a noi pervenute incomplete.
Tacito è profondo conoscitore, e descrittore, di fatti e di personaggi. «Una gravità morale che deriva dalla sua educazione; un gusto per l’eloquenza, che gli viene dalla sua professione di avvocato; un’esperienza pratica che gli viene dalle cariche ufficiali ricoperte; una psicologia pessimistica che gli deriva dalla tirannia di Domiziano: tali sono gli elementi di cui il talento storico di Tacito è composto. Questo talento si intravvede nella sua prima opera, il Dialogo degli oratori; si rivela nell’Agricola e nella Germania, e arriva alla sua piena e forte maturità nelle Storie e negli Annali» (Pichon).