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187 ATTO VANNUCCI - DISCORSO SU TACITO

rono apprezzati i suoi alti concetti, e più convenientemente furono tradotti. Fra tutti i traduttori ai tempi nostri in Francia ottennero la palma il Burnouf e il Panckoucke. Il Burnouf era grecista e latinista valente, e professò per molti anni l’eloquenza latina al Collegio di Francia. La sua traduzione di Tacito corredata di note filologiche e storiche cominciò a comparire nel 1827 e fu molto applaudita. Quella del Panckoucke comparve tre anni più tardi. Egli ne avea fatto lo studio di molti anni e da questo lavoro cercava tutta la sua gloria letteraria. Considerò Tacito da un alto punto di vista, e mostrò come questo scrittore poco compreso dagli antichi è precisamente l’uomo che l’età nostra è chiamata a meglio comprendere e che deve farci meglio comprendere le rivoluzioni moderne. Si rivolse a Tacito con culto di amore e di entusiasmo: fu portato a questo studio dagli avvenimenti contemporanei, e da esso imparò a conoscere i legami misteriosi che uniscono il passato al presente. Il Panckoucke nel suo entusiasmo per Tacito percorse i luoghi che furono il teatro dei fatti narrati dallo storico, e dappertutto cercò indicazioni e memorie, domandò agli antichi monumenti, alle rovine, ai fiumi e agli elementi la spiegazione di certi passi che senza vedere i luoghi non si possono intendere pienamente. Ho voluto seguire, egli dice, Agricola nella sua spedizione in Britannia, e passeggiare sul campo di battaglia di Galgaco. Ho visitato l’Inghilterra e la Scozia: ho veduto quelle contrade di cui l’aspetto generale non è punto mutato dopo la conquista romana: vi sono le medesime montagne, i medesimi laghi di acqua salsa: io ho raccolto le perle di Caledonia descritte da Tacito. Poi percorse l’Italia: volle riconoscere il palazzo dei Cesari, salì sul Campidoglio, percorse il Foro, e con Ta-