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183 | ATTO VANNUCCI - DISCORSO SU TACITO |
più parte è tratta dagli esemplari stampati o manoscritti su cui lavorava. Se poi molte delle sue osservazioni non sono nulla di più di quello che potrebbesi attendere da un esercitato grammatico, ogni tanto s’incontrano luoghi nei quali egli si fece conoscere per uomo di grande dottrina, e per critico valentissimo e superiore a tutti quelli dell’età sua.
Anche questo lavoro, come tutti gli altri suoi, nel mentre che avea molti ammiratori, gli levò contro accanitissime guerre. Gli eruditi e i grammatici erano allora come in ogni tempo pettegoli e riottosi e si assaltavano furiosamente. Dapprima un tale sulla fede di un manoscritto di Tacito che diceva essere stato recentemente scoperto stampò che il Lipsio avea preso grossi abbagli nei suoi commentarii su questo storico. Il Lipsio accettò la sfida: dimostrò al suo avversario che il manoscritto allegato non esisteva, e con ogni maniera di argomenti gli provò che era un asino o un impostore. Anche da Roma insorse un avversario contro di lui. Antonio Mureto era uno dei grandi ammiratori di Tacito, e dalla cattedra lo difese contro quelli che lo accusavano di non pura fede e di non elegante dettato. Egli avea anche in animo di commentarne le opere quando uscirono in luce i commenti del Lipsio. Ciò gli fece gran dispiacere, e dolente di essere stato prevenuto nel recare ad effetto l’idea accusò il Lipsio di plagio. Alla quale accusa ridicola questi rispose burlandosi piacevolmente del suo avversario.
Noi non vogliamo far la storia di tutti quelli che illustrarono Tacito, ma non possiamo non volgere una rapida occhiata alla Francia, ove egli ebbe molti e intelligenti cultori specialmente negli ultimi tempi. Dapprima quantunque molto si traducesse e si commentas-