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180 ATTO VANNUCCI - DISCORSO SU TACITO

dito, e uno scrittore ameno e piacevole. Egli inalzò fra i primi la fiaccola della critica, fu scopritore ardito e felice nei campi della filologia e dell’erudizione, e sparse gran luce per la via che poscia dovevano percorrere i critici delle antiche dottrine. Sotto il rispetto morale poi fu uomo stranissimo: aveva indole debolissima e mobilissima, e celebrava sempre la costanza e la forza dell’animo: della libertà si professava caldo amatore e fu schiavo sempre dell’opinione dei più forti. Nato cattolico, si rese luterano a Jena perchè si trovò circondato dai protestanti: a Colonia si rifece cattolico, e in Olanda professò il calvinismo, e mentre si vantava seguace dei forti e schietti costumi antichi agì da uomo sleale e codardo. Egli ammiratore della libertà romana non fu tocco punto dal sublime spettacolo che davano di sè al mondo le provincie unite di Olanda scuotendo il giogo di Filippo II e dell’inquisizione spagnuola: pare anzi che si unisse con quelli che facevano pratiche per distruggere la libertà conquistata con tanti sforzi. È certo che egli fu loro amico e che nei suoi scritti predicava ai popoli obbedienza e rassegnazione, e ai principi insegnava l’intolleranza religiosa in un paese che avea sostenuta persecuzione e guerra durissima per professare la religione che più gli piaceva, e che avea stabilito le sue leggi sulla libertà di coscienza. E con ragione ne ebbe carico di grande ingratitudine perchè da questo popolo che voleva rimettere sotto i furori dell’inquisizione spagnuola egli aveva ricevuto ospitalità, onori e danaro. Ma se altri gli voleva male del suo amore all’intolleranza e al dispotismo, i Gesuiti vennero in soccorso di lui e lo colmarono di elogi per queste stesse ragioni. Allora egli fu loro schiavo in perpetuo, lasciò gli antichi errori e si rifece cattolico. O fosse questa conversione sincera, o