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157 | ATTO VANNUCCI - DISCORSO SU TACITO |
splendore delle imagini, i colori poetici, la pompa delle espressioni, l’armonia dei periodi e tutte le ricchezze della magniloquenza latina.
Tacito è scrittore profondo, breve ed arguto. La sua ragione sublime gli fa vedere le recondite ragioni delle cose, e la sua imaginazione vivissima gli presenta i colori più propri di tutti gli oggetti. Dice tutto perchè vede tutto: e il suo linguaggio ha precisione e splendore, perchè egli ha intelletto di filosofo e di poeta. Perciò dopo aver trovato l’espressione vera dei segreti pensieri dei tiranni, seppe trovare i colori convenienti alla pittura del mondo esteriore. Fu notato come il sole di oriente sembra riflettere la sua vivida luce sullo stile dello storico quando racconta le favole di Grecia e le meraviglie di Egitto. All’incontro i suoi colori sono maliconici e tetri tra i misteri delle secolari foreste e sotto le nebbie del cielo germanico, e all’aspetto dell’addolorata natura. Il suo stile è terribilmente sonoro quando descrive lo spavento dei popoli alle grandi sciagure, quando ripete il rumore delle battaglie e delle tempeste, o ci pone davanti i campi funestati dalle stragi fraterne. Entrate nei campi ove le legioni di Pannonia e Germania infuriano a sedizione, e troverete fiere imagini e i portentosi effetti del concetto e della parola di Tacito. Voi sentite il fremito e il furore delle turbe che strepitano ferocemente quando rivolgono gli occhi alla loro moltitudine, e sbigottiscono quando rimirano l’imperatore: è un mormorare incerto, un gridare atroce, poi subita quiete: ora la baldanza, ora la superstizione li governa: ora sono timidi, ora tremendi.
Severamente patetico è nel descrivere l’aspetto del campo di Varo e gli estremi onori che le legioni rendono alle ossa insepolte. Le imagini di terrore e di pietà si avvicendano all’entrata della selva funesta. Grave e solenne