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148 ATTO VANNUCCI - DISCORSO SU TACITO

to in cui facesse pietà. Tutta la città, popolo e grandi vanno incontro a Nerone; si fanno palchi lungo la via come si usa a veder passare trionfi. Il matricida passa di mezzo applaudito da tutti, e della pubblica servitù vincitore sale al Campidoglio a render grazie agli Dèi del più nefando di tutti i delitti.

A questo punto noi non riconosciamo più gli uomini, e crediamo di trovarci in una mandra di bestie feroci. Uno solo vediamo che fa le parti di uomo: è Peto Trasea che protesta e abbandona il senato: e poco dopo per questo atto di umanità è costretto a tagliarsi le vene.

Chi rialzerà l’umana natura caduta sì basso? Chi ridesterà il sentimento dell’onore e della virtù in una società che applaudisce l’uccisore di sua madre? Uccidete pure i corruttori tiranni; ma la corruzione che ha pervertito i cuori fino a questo segno non riuscirete a torla di mezzo. Il sentimento della virtù e della libertà rigeneratrice del mondo potrà nutrirsi da qualche anima eletta, ma non ridesterà a nuova vita le moltitudini morte a ogni umano pensiero. In questo smarrimento di tutte le idee di giustizia, agli orrori della tirannide si accoppieranno i flagelli dell’anarchia, della guerra civile, dell’usurpazione militare. Non vi sarà fede o amore in nessuno: si menerà vanto di slealtà e di perfidia: si ameranno i vizi dei principi come in altri tempi se ne amò la virtù. I soldati eleggeranno e uccideranno i supremi imperanti. Gli uomini peggiori del mondo per disonestà, dappocaggine e lussuria otterranno l’imperio cercato oramai solamente per aver modo di saziare le grandi libidini. Scomparso dappertutto il diritto, succeduta la violenza alla giustizia, la vittoria sarà sempre del pessimo. Non si saprà per chi pregare, e i voti saranno empi