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143 | ATTO VANNUCCI - DISCORSO SU TACITO |
tiranni è dilaniata dalle sue crudeltà e libidini, dai suoi scellerati voleri.
All’incontro vedete altrove gl’innocenti stare tranquilli in faccia al carnefice, e incontrare con cuore sicuro la morte, perchè sentono sè più grandi dell’uomo che gli uccide, e vedono la posterità benedire alla loro memoria. Non sono molti gli esempi dell’innocenza e della virtù in questi tempi di universale corruzione, ma lo storico li raccoglie tutti e li celebra con amore pari all’indignazione con cui esecra gli scellerati. Di ogni uomo che dalla prigione e dal patibolo maledisse ai suoi oppressori e ne pubblicò le turpitudini, egli raccoglie le parole con cura sollecita. Ogni atto di coraggio, ogni opera di pietà raccomanda amorosamente alla memoria dei posteri. Principale ufficio suo reputa non tacer le virtù, e spaventare gl’iniqui colla paura della posterità e dell’infamia. Se le prostitute imperiali, se le donne della corte e delle case patrizie disonorano sè stesse con atti efferati, e coll’esempio depravano il mondo, egli ha da contrapporre ad esse altre donne che alla vita preferiscono l’onore, che si mostrano pie ai parenti, e per essi affrontano pericoli e morte. In questi tempi di favolosa ferocia e di supremo egoismo ci commuovono alcune donne che conservando intero il sentimento dell’amore e della pietà dimostrano che tutto il mondo non è divenuto un covile di fiere. Una donna visse quarant’anni vestita a bruno e col dolore nell’anima per la sciagura di un’altra donna. Una fanciulla di venti anni pietosa al genitore offrì la vita per salvare quella di lui.
Se il senato è caduto sì basso che i tiranni stessi sentono schifo di tanta abiezione, per salvare la dignità dell’umana natura rimangono alcuni coraggiosi che sanno morire da forti quando non è più permessa una vita