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141 | ATTO VANNUCCI - DISCORSO SU TACITO |
gere ogni senso morale, noi non abbiamo neppure la consolazione di sentire la solenne vendetta di Tacito, perchè le sue parole ci mancano appunto quando è per annunziare che il mondo alla fine è stanco di tanto obbrobrio, e abbandona Nerone.
Ma se il tempo ci invidiò la parola di Tacito, giunse a noi quella di altri scrittori che ci narrarono la punizione di tutti i delitti, e le vendette dell’offesa giustizia.
Osservate attentamente e sperate. Non vi è potenza che possa salvare i perversi. La famiglia dei Cesari che riempì il mondo di orrore cadde tutta in brevissimo tempo sotto la mano vendicatrice di Dio e degli uomini. La stessa ferocia che flagellava i popoli distrusse la casa imperiale. Le sfrenate libidini ne impedirono la propagazione; i sospetti di regno uccisero buoni e cattivi di veleno o di ferro. Dove abitarono i Cesari non vi è luogo non infamato da stragi domestiche, e ogni stanza della casa imperiale ha una memoria di orrore. Qui stanno pronti i sicarii, là Locusta prepara potenti veleni. Nella sala del convito alle imperiali mense si avvelenano mariti e fratelli; in una prigione sotto il palazzo un giovane principe muore di stento: le isole deserte sono contaminate di sangue imperiale. Nella casa dei Cesari di quarantrè persone, trentadue perirono di morte violenta; di sedici mogli, sette furono repudiate, sei furono uccise. In cento anni quattro numerose famiglie chiamate all’impero si spensero affatto. Ma la distruzione non era pena bastante a tanta grandezza di delitti. Per chi aveva oppresso e corrotto il mondo ci voleva l’infamia eterna; il silenzio delle tombe sarebbe stato un oltraggio alla morale e alla virtù. I despoti bruciarono i libri, credendo di estinguere, come dice Tacito, la coscienza del genere umano: ma quest’opera di gran-