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127 ATTO VANNUCCI - DISCORSO SU TACITO

ignoravano: e perciò in questo non si può fidare alle loro parole. Qualche volta sfigurano anche le istituzioni religiose e civili pel solito vezzo di riferire tutto ai propri usi e di appellare con nomi romani le cose straniere: ma anche con questi difetti il discorso di Tacito, che riassume tutte le cognizioni degli antichi, è un monumento prezioso, e ci fa abbastanza conoscere quella forte nazione. Dai fatti che la storia ci ha conservato apparisce in parte chi fossero questi Germani, come si comportassero in guerra, come fossero impavidi nelle sciagure, come da nulla si lasciassero avvilire il fortissimo animo, come sempre protestassero energicamente contro la straniera insolenza. Ma in quei fatti per lo più non si vedono che i capi, e anche questi appariscono solo nei più solenni momenti. Quando in mezzo alle selve germaniche vediamo elevarsi la grande figura di Arminio che corre furiosamente da popolo a popolo, che grida vendetta e libertà, che eccita le genti a liberare dai nemici il sacro suolo della patria, noi naturalmente domandiamo a noi stessi: Come vivea quella moltitudine che il fortissimo eroe conduceva alla vittoria contro i signori del mondo, e chi era quell’energico popolo che dalle sconfitte risorgeva sempre più poderoso? Gli ordini pubblici e lo stato della famiglia possono rispondere alla nostra domanda: e Tacito è il solo scrittore da cui debbonsi ricercare le cause di quei fatti stupendi: e comecchè egli non risponda a tutte le interrogazioni della curiosità dei moderni, molte cose ci rivela sulla natura e sull’essenza della vita germanica, sulle relazioni sociali, sulle costumanze, sugli ordini religiosi, e civili. Molte e varie erano le cose che si narravano di questa nazione ancora selvaggia e non ben conosciuta: e di bene attenta disamina faceva mestieri per separa-