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Alfonso, seguendo l’impulso datogli dalla sua preoccupazione, gli chiese: 

— E che cosa si ha da dire al signor Maller? 

— Se non lo sa stia zitto! — gli rispose Marlucci ridendo e passò oltre. 

Non c’era altro impiegato che White accanto a Maller che gli dava delle istruzioni. Nel vano della finestra sedeva una donna; senza guardarla, Alfonso indovinò ch’era Annetta e sentí affluirsi il sangue al cuore. 

Il signor Maller interruppe per un istante il suo colloquio con White. Tese la mano ad Alfonso e con un sorriso freddo gli chiese se stesse bene. Ritirata la mano si rimise a parlare con White. 

Alfonso si avviò, ma una voce dolce, femminile, che in quella stanza stonava, lo fermò: 

— Signor Nitti! 

S’arrestò e si volse. Era Annetta. Portava un vestito grigio, la veletta grigia di un cappellino rotondo alzata sulla fronte bianca. Una figura casta ma matronale. 

Gli porse la mano. 

— L’ha con me che non volle vedermi? 

Alfonso protestò che realmente non l’aveva veduta. Balbettava, ma disse piú parole di quanto sarebbe stato necessario. 

— Non glie ne faccio mica un rimprovero, — gli disse piú a bassa voce e tanto confidenzialmente ch’egli trasalí per una sorpresa gioconda ma anche già preoccupato su quanto ne avrebbero pensato i presenti. — Ella ha ragione anzi. Mi dia la mano e un po’ piú amichevolmente dell’ultima volta. 

Sorrideva guardandolo fisso, attendendo di vedersi corrisposta prontamente da eguale gentilezza. Con sforzo Alfonso le sorrise con gratitudine. Era lusingato ch’ella mostrasse di rammentarsi dei particolari di quella serata. 

Ella guardò la sua mano chiusa in quella di Alfonso. Alfonso aprí la sua e guardò anche lui. La manina bianca e paffuta di Annetta coperta a mezzo da un guanto giaceva nella sua ruvida, l’anulare, dalla parte dell’indice, nero d’inchiostro.