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giare sulla città, greve, in forma di un enorme cono, come sul nostro stagno il vapore d’inverno, il quale però si sa che cosa sia; è piú puro. Gli altri che stanno qui sono tutti o quasi tutti lieti e tranquilli perché non sanno che altrove si possa vivere tanto meglio. 

«Credo che da studente io vi sia stato piú contento perché c’era con me papà che provvedeva lui a tutto e meglio di quanto io sappia. È ben vero ch’egli disponeva di piú denari. Basterebbe a rendermi infelice la piccolezza della mia stanza. A casa la destinerei alle oche! 

«Non ti pare, mamma, che sarebbe meglio che io ritorni? Finora non vedo che ci sia grande utile per me a rimanere qui. Denari non ti posso inviare perché non ne ho. Mi hanno dato cento franchi al primo del mese, e a te sembra una forte somma, ma qui è nulla. Io m’ingegno come posso ma i denari non bastano, o appena appena.

«Comincio anche a credere che in commercio sia molto ma molto difficile di fare fortuna, altrettanto, quanto, a quello che ne disse il notaro Mascotti, negli studi. È molto difficile! La mia paga è invidiata e io debbo riconoscere di non meritarla. Il mio compagno di stanza ha centoventi franchi al mese, è da quattr’anni dal sig. Maller e fa dei lavori quali io potrò fare soltanto fra qualche anno. Prima non posso né sperare né desiderare aumenti di paga. 

«Non farei meglio di ritornare a casa? Ti aiuterei nei tuoi lavori, lavorerei magari anche il campo, ma poi leggerei tranquillo i miei poeti, all’ombra delle quercie, respirando quella nostra buona aria incorrotta. 

«Voglio dirti tutto! Non poco aumenta i miei dolori la superbia dei miei colleghi e dei miei capi. Forse mi trattano dall’alto in basso perché vado vestito peggio di loro. Son tutti zerbinotti che passano metà della giornata allo specchio. Gente sciocca! Se mi dessero in mano un classico latino lo commenterei tutto, mentre essi non ne sanno il nome. 

«Questi i miei affanni, e con una sola parola tu puoi annullarli. Dilla e in poche ore sono da te. 

«Dopo scritta questa lettera sono piú tranquillo; mi pa-

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