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una sera e audacissimo come sono tutti i timidi quando si costringono al coraggio, le fece subito una dichiarazione d’amore. Maria ch’era, a quanto essa gli disse, dama di compagnia presso una vecchia signora, doveva trovarsi in uno stato d’animo simile al suo, perché, con sua grande sorpresa, ella accolse la sua dichiarazione ch’era sincera e parolaia, uno sfogo di sentimento accumulato, con serietà e con qualche commozione. Doveva partire pochi giorni appresso, ma prima, in seguito alle sue preghiere insistenti, gli accordò un abboccamento a cui egli non andò. Le ore di studio serali erano divenute nel frattempo la cosa piú importante della sua giornata. L’abboccamento era stato fissato per quelle ore e all’ultimo momento egli aveva deciso di non andarci. Ebbe poi un cocente rimorso della sua azione, ma non poté ripararvi perché non la rivide mai piú.
Non perciò rinunciò a quelle sue corse dietro alle gonnelle. Cosí correndo sognava meglio. Si vergognava di tale abitudine e sofferse molto un giorno che la vide indovinata da Gustavo.
Fino ad allora era stato lui il maestro di costui. Volendo essere utile alla famiglia Lanucci, egli aveva cercato di ricondurre il giovinetto sulla buona via. L’altro stava ad ascoltare seriamente gl’insegnamenti di Alfonso ma vi opponeva le sue massime semplici e sicure: — Il lavoro in genere era duro e mai retribuito abbastanza; preferiva perciò di vivere povero e libero che di poco piú ricco e schiavo.
Tutt’ad un tratto Alfonso si trovò ad essere divenuto scolaro e l’altro maestro:
— Che gusto ci trovi? — chiese Gustavo molto sorpreso facendogli interrompere una corsa dietro ad una donna.
Era volgo lui, ma parlava con calma delle cose che profondamente commovevano e turbavano Alfonso, e questi lo invidiò. Egli piú adulto e piú intelligente, sotto questo rapporto importantissimo gli era inferiore. La sua forza disordinata era malattia e debolezza, mentre nella