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mettere una parola nel discorso e credette doveroso di dar prova che vi partecipava. 

— A teatro si sta bene, d’inverno, a Parigi; una bella première vale il viaggio.

Non traspariva piú l’intenzione di sminuire il trionfo di Annetta e parlava piú serio, rivolto ad Alfonso, forse per ringraziarlo della risata. 

— Assisteremo alla première dell’Odette — gridò con gioia Francesca.

La dimane avrebbero telegrafato per farsi prenotare ai posti. 

Macario si rivolse ad Alfonso chiedendogli se era impiegato da suo zio e da quanto tempo lo fosse. Avutone risposta, gli raccontò che sulle scale lo zio l’aveva prevenuto che troverebbe presso Annetta un suo impiegato, corrispondente in parecchie lingue. Alfonso rispose a monosillabi. Alla comunicazione delle lodi di Maller s’inchinò sorpreso e le attribuí a un malinteso. Eppure Maller doveva aver parlato proprio di lui. Macario sapeva ch’egli veniva dal villaggio e gli chiese se soffrisse di nostalgia. 

— Alquanto, — rispose Alfonso. 

Volle completare la parola secca con l’espressione del volto e vi riuscí. 

— Passerà, vedrà! — gli disse Macario; — ci si abitua a tutto a questo mondo; di abitare in una città poi, venendo da un villaggio, molto facilmente, credo. 

Annetta si divertiva poco a quel discorso e senza riguardo lo interruppe. Al suono della sua voce, Alfonso alzò il capo credendo che anch’essa volesse fargli qualche domanda e subito disilluso cercò di mascherare il motivo del suo movimento con l’aspetto di un’attenzione intensa. 

— Sai che ho imparato delle canzoni che sono popolari a Parigi per fare da Gavroche per le strade, con Federico!

Federico era il fratello di Annetta. Miceni che lo conosceva lo aveva descritto ad Alfonso quale una persona molto altera. Faceva la carriera consolare ed era viceconsole in un porto francese.