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vò una grande soddisfazione per la riconoscenza del vecchio Lanucci. Costui gli si chinava dinanzi come ad essere superiore, lo stava ad ascoltare con riverente attenzione quando parlava: 

— Io non ho mai visto una cosa simile dacché vivo! — aveva esclamato allorché ebbe assistito alla consegna del denaro al notaio. 

— Sei molto buono! — gli disse Gustavo. — Quanti denari ti restano ora? Udita la risposta di Alfonso non volle ammettere che gli fosse stata detta la verità. E Alfonso ebbe la debolezza di perdere il fiato per farsi credere da lui. 


XX


Il bilancio era stato chiuso da quindici giorni e alla banca non si sapeva ancora nulla delle rimunerazioni che annualmente in tale occasione venivano ripartite fra gl’impiegati: 

— Che avessero l’intenzione di abolirle? — chiedeva Ballina impensierito. La somma ch’egli poteva sperare era mangiata dai debiti e, come egli diceva, sarebbe stato un vero fallimento per lui se fosse mancata. In quest’occasione il suo spirito diveniva anche piú mordente: — Se è per sua mancanza, quel pellirossa meriterebbe la forca. — Sotto la denominazione di pellirossa era inteso Maller. 

Quel buffone di Alchieri, quantunque anch’egli soffrisse nell’attesa troppo lunga di ricevere il denaro sul quale aveva calcolato, si divertiva a beffeggiare Ballina e a stimolargli il desiderio. Incaricò Santo di venir a chiamare uno ad uno tutti gl’impiegati all’infuori di Ballina e si mise d’accordo coi singoli, acciocché facessero credere di aver ricevuto chi cento chi due o trecento franchi. Ballina andava sulle furie, diceva di voler lagnarsi con Maller, enumerava i servigi ch’egli aveva prestati alla banca,