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Alfonso, dinanzi al quale Marlucci lasciò cadere questa frase, pensò che il toscano aveva la buona abitudine di essere sempre del parere del piú fortunato.
Lottatore accanito quel Giacomo, il ragazzetto dalle guancie rosee per il quale Alfonso aveva sentito tanto affetto. Il giovanetto era cresciuto, dimagrito, aveva perduto del tutto i colori che aveva portato dal suo Friuli e il suo volto, allungandosi, aveva preso la forma di certe ossa regolari ma grosse e solide ch’egli s’era fabbricate.
I fanti della banca venivano considerati quali impiegati ed erano attribuiti ai singoli dipartimenti, alla cassa, alla liquidazione o alla corrispondenza; i loro capi immediati erano i capi ufficio relativi. Solo nel processo di tempo, incominciando da Maller stesso, i piú alti impiegati si servirono di un fante e lo resero in parte loro domestico, pagandolo separatamente. Ciò completava la giornata del fante occupata solo in parte dai doveri d’ufficio.
Cellani aveva scelto il vecchio Antonio ex furiere, e, per quanto fosse servito trascuratamente, per parecchi anni se ne era accontentato. Fu certo per bontà che un giorno lo consigliò di farsi aiutare da Giacomo; Antonio accettò con riconoscenza e commise il fallo di abusare dell’aiuto offertogli. Da allora fu Giacomo che pulí la stanza di Cellani, riponeva lui a posto nella piccola biblioteca i libri ch’erano stati consultati durante il giorno, e spesso Antonio lasciava a Giacomo anche la cura di portare a Cellani il tè che il procuratore prendeva due volte al giorno. Il giovinetto comprese ben presto l’utile ch’egli poteva trarre da tale stato di cose e fu zelantissimo al servizio di Cellani, trascurando, quando non poteva fare altrimenti, quello della banca.
Ad onta della sua bontà, a capo d’anno Cellani non si rammentò di Antonio che non vedeva quasi mai e diede una rimunerazione a Giacomo. Per Antonio fu una sorpresa perché non aveva calcolato quali dovessero essere le naturali conseguenze della sua inerzia. Non azzardò di lagnarsi, ma volle mutare sistema in avvenire, e proibí a Giacomo di lavorare piú per Cellani. Si mise poi a tutt’uo-