Pagina:Svevo - Una vita, 1938.djvu/308

gio, e tutti lo sapevano, egli stesso si sentiva insufficiente al suo posto perché poco rapido nel lavoro e mal pratico dei conteggi di borsa. Era la ragione principale per cui concorreva al posto di dirigente a Venezia, perché, la nuova filiale dovendo dipendere in tutto dalla casa madre, quel posto era bensí di fiducia ma non di difficoltà. 

I quattro vecchi della banca, Rultini, Ciappi, Jassy e Marlucci, erano stati grandi amici, riuniti dall’età circa eguale essendo spostati fra’ giovanetti che invadevano la banca, ma specialmente nota e ammirata era stata l’amicizia fra Rultini e Ciappi. Rultini, linguista di prima forza, aiutava Ciappi quando l’ufficio contenzioso aveva da redigere delle lettere che chiedevano maggior purezza o proprietà di lingua, e in giornate di liquidazione Ciappi era spesso accanto a Rultini per aiutarlo ad attraversare le terribili complicazioni di quella giornata. Ma al funerale di Jassy, il piú vecchio dei quattro, si osservò per la prima volta che le due teste bianche si tenevano lontane. Il dottore (per antonomasia Ciappi veniva chiamato cosí) guardava di nascosto verso Rultini in attesa di essere avvicinato da lui; il professore invece, Rultini (per i suoi studî linguistici, con qualche ironia, veniva detto professore), guardava altrove, duro, impettito. Da allora non scambiarono piú una sola parola, il che destò generale sorpresa perché la questione per il posto di Venezia durava già da lungo tempo e da principio i due vecchi avevano affettato anche maggiore amicizia che di solito. 

Ciappi raccontava che c’era stata una disputa alla quale egli non credeva che Rultini avrebbe dato tanta importanza; era scoppiata all’osteria per un motivo futile, una parola detta da lui leggermente, senza malizia. Un giorno, trovandosi nella stanza di Alfonso, provò il bisogno di parlare anche a lui delle sue relazioni con Rultini. Alfonso comprese ch’era una mossa diplomatica astuta ma sbagliata; Ciappi lo credeva ancora sempre amico in casa Maller e sperava conquistarsene la simpatia e influire col suo mezzo su Maller. 

— Rultini mi odia ora, ecco la ragione per cui un semplice battibecco, quali ne abbiamo avuti insieme parecchi,