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ca, inquieto e ambizioso vivendo alla cieca secondo le sensazioni del momento. Ora aveva dimenticato i sogni di grandezza e di ricchezza e poteva sognare per ore senza che fra’ suoi fantasmi apparisse una sola faccia di donna. 

Sognava che la sua pace ancora aumentasse. Sognava di rimanere come era e di dimenticare del tutto Annetta e di venirne dimenticato da lei e dagli altri. Sognava anche di diminuire l’odio di Maller e di vedersi accolto da lui un’altra volta come quella sera nella sua stanza ove lo aveva chiamato per incoraggiarlo con tanta dolcezza. E Macario? Sapeva anche costui quante ragioni avesse a odiarlo? 

Non sognava miglioramento della sua posizione alla banca. La rendita ch’egli poteva ricavare dal suo piccolo capitale unitamente al suo emolumento doveva bastare e dai suoi principali non attendeva altro che di esser lasciato tranquillo al suo posto. 

Intorno a lui, alla banca stessa, si lottava con un accanimento che gli faceva sentire meglio l’elevatezza della sua posizione, lontana da quella lotta tanto accanita quanto meschina. Erano lotte dal basso tra’ fanti per i posti presso i direttori fin su a quella che giusto allora si combatteva per il posto di fondatore e direttore della filiale che la casa Maller stava per stabilire a Venezia. 

Per il posto a Venezia lottavano due vecchi: il dottor Ciappi e il liquidatore Rultini, ambidue persone con le quali fino allora Alfonso poco o nulla aveva avuto da fare. 

Il dottor Ciappi era da pochi anni impiegato della banca Maller. Aveva bensí fatto regolarmente i suoi studî, ma essendo di famiglia povera e non avendo protezioni non gli era riuscito di procurarsi una clientela bastante per viverne, e dopo lunghi anni d’inutili tentativi aveva accettato il posto che gli era stato offerto da Maller, di dirigente dell’ufficio contenzioso e di avvocato della banca. Era un posto che non gli dava l’utile che poteva sperare da quello di dirigente della casa di Venezia. 

Anche Rultini era entrato da Maller già vecchio. Era stato messo al posto di liquidatore piú per deferenza ai suoi capelli bianchi che per la sua abilità, ma quello ch’era peg-