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— Sí... sí... proverò anche questo se vuole. — Alfonso cercò di riparare alle mancanze della madre dando lui le risposte che il medico voleva dall’ammalata, ma comprese all’aspetto pallido di costui, al suo imbarazzo, all’interruzione improvvisa della visita, di non essere riuscito nel suo intento. Spaventato dall’ira ch’egli credeva covasse sotto all’affettata freddezza, gli corse dietro e con la franchezza che credeva essere la migliore politica gli chiese se fosse adirato per il contegno della madre. Attese con vera ansietà la risposta. Nelle vicinanze non essendoci altri medici gli premeva di renderselo amico. Il giovine medico ebbe il torto di esitare per un istante e poi quello maggiore ancora di dire con disprezzo, lisciandosi affettuosamente con una mano i grossi baffi:
— Oh! questi vecchi, specialmente quando sono ammalati, perdono la testa! — Poi nulla aggiunse e non rispose nulla alla promessa di Alfonso che avrebbe indotto la madre a portare maggior rispetto a chi lo meritava. Il giovine medico era offeso e aveva anche l’intenzione di farlo sentire.
Ritornato dalla signora Carolina, Alfonso volle convincerla che il dottor Frontini meritava di venir trattato meglio.
— Ma sí, ma sí — rispose ella annoiata, — lo tratterò meglio, ma poi non due volte al giorno. — E immediatamente dimenticò il medico.
Non aveva piú voglia di dormire altro e passarono metà della notte a fare dei piani per l’avvenire. Ella doveva venir a vivere con lui in città. Per adescarla meglio a sperare, facendole credere nella sincerità delle sue speranze, le descrisse la vita in città cercando anche di abbellirla. Cosí dovette raccontarle molta parte delle proprie avventure e, visto che ne era la piú importante, non seppe omettere completamente tutto quanto si riferiva a quella con Annetta. Raccontò della sua amicizia col vecchio Maller e con Macario e anche come passava le sere a scrivere il romanzo con Annetta. Quest’Annetta che subito diede sospetto alla signora Nitti egli disse essere brutta mol-