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praticati dal vecchio medico in persona per agevolare il giro dell’aria. Arrivò al viottolo che portava direttamente alla casa. Doveva esser poco frequentato perché per brevi intervalli si confondeva nei campi e mai se ne staccava distintamente.
Mascotti, che aveva lungamente taciuto, dopo aver atteso invano di essere interrogato, parlò per primo:
— Badi che ho sessantacinque anni e che se corre tanto non potrò giungere, come voglio, a casa sua con lei! — Si appoggiò ad un albero per riposare. Poi con aspetto indifferente e tutto occupato a guardarsi il cappellone di felpa bianco che s’era levato di testa, disse: — Sua madre non sta del tutto bene!
Alfonso lo guardò attentamente e titubante. L’aspetto indifferente di Mascotti era sincero? Commosso chiese:
— Che cosa ha?
— Un difettuccio al cuore, non batte regolarmente, a quanto ne dice il medico, — rispose Mascotti che credeva di aver trovato la forma piú mite per definire la grave malattia.
— Ella mi attendeva alla stazione; mi hanno mandato un telegramma? — chiese Alfonso che si rammentò della prima sorpresa di Mascotti al vederlo.
— Sí, ma grazie al cielo...
Alfonso non stette a udire che il sí:
— Ci rivedremo a casa, — e, col baule in una mano, il bastone nell’altra, si mise a correre non badando piú a Mascotti che lo seguí per un tratto gridando qualche parola ch’egli non intese.
La notizia inaspettata gli aveva fatto battere rapidamente il cuore. Doveva essere ben grave se erano stati costretti a richiamarlo con tanta premura. Fu ben presto stanco dalla corsa e dall’emozione, ma continuò a correre sembrandogli che qualche parte della vita della madre dipendesse dall’esito di questo suo sforzo.
E correndo gli si rizzarono i capelli sulla testa pensando che forse egli correva ad abbracciare un cadavere; non poteva essere che fosse questo l’annuncio che Mascotti aveva voluto dargli gridandogli dietro?