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— Il notaro Mascotti mi aiuterà, — rispose seccamente Alfonso.
Fra tanti mestieri del Lanucci v’era anche quello di sensale di case. Propose ad Alfonso che senza partire gli desse la descrizione della casa, gliene indicasse il prezzo per cercare un compratore in città.
Alfonso non accettò e dovette ridere pensando che correva il rischio di vendere la casa non avendone l’intenzione, senza perciò aver spiegata la sua partenza.
Alla sera la Lanucci lo aiutò a preparare degli effetti ch’egli doveva portare con sé. Anche durante quest’operazione, movendosi per la stanza con della biancheria sulle braccia e poi lungamente china sul baule affaticandosi a chiuderlo, gli parlò della felicità che attendeva Lucia. Quel giorno Gralli era stato dai Lanucci tre volte, una delle quali per pochi minuti non essendogli concesso dal suo lavoro di rimanere di piú. Aveva fatto un’oretta di cammino soltanto per vedere l’amato viso. In quel momento erano là accanto, in tinello, a ciarlare. — Chissà di che? — chiese la Lanucci alzando gli occhi dalla chiave del baule che tentava di far girare. E gettandosi con tutto il suo peso sul baule, aggiunse ridendo: — Parlano di qualche cosa che io non so piú e lei non sa ancora.
Prima di coricarsi Alfonso andò nel tinello ove trovò Lucia semisdraiata sul sofà e Gralli sedutole dinanzi per terra alla turca, che l’ammirava. Anche dopo veduto Alfonso, ella rimase nella sua posizione, mentre Gralli con uno sforzo della sua figurina nervosa si alzò.
— Ella parte domani? Buon viaggio! — gli disse Lucia, e senza moversi, con gesto signorile gli porse la mano.
Dacché era promessa sposa aveva perduto il pudore perché glielo avevano comandato, ma il rispetto ad Alfonso in seguito a proprio ragionamento. S’era avvilita per tanto tempo lasciandosi maltrattare dapprima, poscia rinunziando a vendicarsi, che ora voleva fargli sentire ch’ella era indipendente, nulla attendendo da lui e non amandolo. Aumentava le sue sgarbatezze specialmente allo scopo di fargli dimenticare che in altra epoca il suo contegno