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quillo che fece anche lui dello spirito e trasse il procuratore dall’impaccio accusato.
— Le chieggo questo permesso che non può offrirmi.
— Accordato! — disse Cellani ridendo. — Non so bene di che si tratti, ma pare importi sommamente alla signorina Francesca e un pochino anche alla signorina Annetta che mi pregò di permetterle di partire immediatamente. Sono sicuro che non abuserà di tale permesso e che la rivedrò di qui a quindici giorni. — Lo pregò di avvertire Sanneo e di mettersi d’accordo con lui per il lavoro; era forse anche necessario che per quel giorno lavorasse piú a lungo del solito. — Infine se il signor Maller le chiedesse la ragione per cui domandò questo permesso, gli dica qualche motivo buono che non ammetta obbiezioni. Dica per esempio ch’è fortemente ammalata sua madre; del male con ciò non le farà. — Poi lo congedò affettuosamente.
— Si diverta e a rivederci.
Sanneo era ancora tutto al suo lavoro, chino su un foglio di carta che riempiva con la sua grossa scrittura mormorando le parole che scriveva. Alfonso entrò e attese rispettosamente.
— Dica pure! — disse costui senza alzare il capo.
Alfonso cominciò a parlare dicendo senza rimorsi che sua madre era ammalata e che il signor Cellani aveva voluto accordargli un permesso di quindici giorni. S’accorse che Sanneo continuava a scrivere e a mormorare con accanimento quello che scriveva; doveva essere una polemica e nel suo ardore, — qualche ira per conto della banca Maller e C., — non doveva avere udito nulla di quanto gli era stato detto. Alfonso s’impazientò e con voce mutata concluse:
— Parto domani.
— Come, come? — chiese Sanneo sorpreso e alzando finalmente la testa. — Lei parte?
Alfonso ripeté tutto quanto aveva già detto e Sanneo ebbe l’aspetto di persona seccata. La cosa aveva ora tutta la sua attenzione e depose persino la penna per staccarsi del tutto da altre idee. Il giorno prima aveva dato ordine ad Alfonso di assumere un nuovo lavoro, lo scontro di