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la ragazza, l’affare è certamente buono; se non l’ama, pessimo.
Aveva proprio messo il dito sulla piaga e cosí, imposto da altri, Alfonso non poté sorpassare senza risposta quel dilemma che già dalla mattina gli torturava il cervello. L’aveva amata ma non sapeva se l’amasse ancora. Era accaduto qualche cosa che avesse dovuto togliergli tale affetto? No, ma non l’amava! Per lui il quesito era sciolto, ma non volle dirlo a White.
— Se non l’ama, — continuò White, — gli consiglio di togliersi senz’alcun riguardo da qualunque impegno perché è affare sconsigliabile sempre e in tutte le circostanze. Non lo si crederebbe, ma pure ancora esistono a questo mondo delle cose che non si possono vendere.
Egli parlava gravemente e commosso, ma Alfonso comprese che la commozione non era destata dal quesito ch’egli aveva posto. White era disattento; si capiva che non sapeva rivolgere tutto il suo pensiero a rispondere ad Alfonso.
Il congedo da White fu molto affettuoso. Alfonso era tanto predisposto alla commozione che per commoversi fino alle lagrime non gli abbisognava che di una occasione qualunque, e sembrava che l’altro, di solito tanto freddo, si trovasse nell’identico stato. Raccontò ad Alfonso che non sapeva ancora precisamente a quale scalo del Levante egli verrebbe destinato, ma ad ogni modo molto molto lontano e in quel molto ripetuto la sua voce si spezzava dalla commozione.
Alfonso, che aveva dopo ufficio ancora mezz’ora di tempo prima dell’appuntamento, lo accompagnò a casa.
— E la signora...? — chiese accennando alla casa di White.
— Ella non mi accompagna perché... non lo vuole.
Per tagliar corto rispondeva subito anche ad altra domanda che Alfonso avrebbe potuto fargli e mutò subito discorso.
— Ah! in questa città sono stato molto piú felice che a Parigi ed è doloroso doverla abbandonare per guadagnarsi la pagnotta. Oh! maledetto l’argento! — La parola fran-