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mente... mi pareva un’offesa alla memoria di mia madre. — Il padre aveva trovato il modo di non iscambiare alcuna parola su questo proposito con la figliuola. Solo allorché Annetta aveva consigliato Francesca di lasciare la loro casa, Maller esplicitamente si oppose. I rapporti fra padre e figlia furono freddi per qualche tempo e non si migliorarono che quando Francesca giurò ad Annetta che fra lei e Maller non esisteva piú alcun legame. Fino a quella notte Annetta ci aveva creduto. — Scommetto che m’ingannano, — pensò ad alta voce e molto tranquillamente. — Si capisce che per amore l’inganno non è inganno. 

Alle quattro della mattina ella si alzò per accompagnarlo fino alla porta di casa. 

Nell’atrio oscuro gli gettò ancora una volta le braccia al collo e gli disse che non si sarebbero riveduti finché non potevano farlo alla piena luce del sole. Ciò doveva avvenire al piú presto. Si mise a ridere e con franca sensualità aggiunse: 

— Avremo tanti giorni e tante notti da passare insieme. 

Egli stette fuori a seguire gli sforzi ch’ella faceva per girare la chiave nella toppa; poi udí lo strisciare lento, impacciato delle pantofole sulle scale. 

— Addio! — le gridò commosso. 

— Addio, addio! — rispose Annetta a mezza voce. 

Anche in quel saluto aveva messo quanto affetto le era stato possibile ed egli si figurò ch’ella gli avesse gettato dei baci con la mano. 

Si diresse verso casa con passo frettoloso quando si sentí chiamare. Si volse. Una figura bianca, dalla finestra della stanza di Annetta, gli faceva segni di saluto con una pezzuola bianca. Egli salutò agitando alto il cappello. Il gesto era trovato, ma a lui mancava la sensazione corrispondente. Al vedere Annetta alla finestra s’era ricordato che cosí si usava in amore. 

Poi volle sentirsi felice come la sua buona fortuna lo meritava e canticchiò un’arietta che non voleva riuscire allegra nelle vie vuote appena rischiarate da un sole invi-