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— Ah! qui si sta bene! Sempre in compagnia di amici starei io! Adesso che grazie al cielo sono vedovo, posso finalmente permettermelo!
La Lanucci dichiarò che non voleva piú rivederlo e desiderava anche che le visite degli amici di Gustavo cessassero. Il giovanetto si difendeva.
— Non posso mica dire ai miei amici di venire in casa mia per fare loro sposare mia sorella. Devo scegliere quelli che piú mi sembrano inclinare al matrimonio. Un vedovo come il beccaio, per esempio, mi sembrava adatto. S’era pur sposato già una volta!
Parve ora ad Alfonso che gli altri presentati fossero stati invitati da Gustavo piuttosto per far mostra di avere fra’ suoi amici delle persone rispettabili che per la speranza di vederli innamorarsi di sua sorella. Uno di questi fu il signor Rorli, un ricco fabbricante di paste di Napoli. Gustavo ne aveva da lungo tempo annunziata la visita e indotto la madre a preparare una cena copiosa.
Il signor Rorli non venne la prima sera in cui era atteso e non venne che otto giorni appresso dopo aver messo altre due volte in subbuglio la famigliuola con avvisi della sua venuta. Era giovanissimo, molto magro, il volto dalla pelle bruna sulla quale poco risaltavano i suoi baffi biondi. Era vestito bene, ma troppo riccamente; portava anelli alle dita e sul petto una catena d’oro la quale Gustavo disse valere trecento franchi e piú. Parve che quella sera si divertisse molto. Spiegò la fabbricazione delle sue paste e rifiutò la rappresentanza della sua fabbrica al Lanucci che gliela chiedeva, dicendogli dapprima che non lavoravano a mezzo di agenti e poi che ne avevano già quattro, due buoni argomenti che naturalmente tolsero al vecchio ogni speranza. Mangiò molto, ciò che diede alla signora Lanucci una grande opinione della sua salute, perché diceva che le persone magre che molto mangiano sono le piú forti. Quell’appetito le portò via la cena e a Rorli, che le chiese perché non mangiasse, rispose con grande distinzione:
— A sera non mangio mai. — Egli non se ne curò