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Però le noie del lavoro non erano piccole. Al secondo capitolo c’era una scena coniugale terribile fra Clara e il marito nella stanza nuziale, ma al terzo già, e ciò per volere espresso di Annetta, ambidue gli sposi sapevano di amarsi, mentre una grande, immensa fierezza li teneva ancora divisi. Tutto il resto del romanzo doveva trattare di queste due fierezze che bisognava domare perché questo era l’argomento del romanzo. Almeno avesse trattato di queste due fierezze, ma Annetta voleva innestare al romanzo mille altre storielle che coll’argomento principale nulla avevano da fare. Entravano in scena il suocero dell’antico fidanzato, il bottegaio, la moglie del nobile, la rivale di Clara, poi anche un fratello di Clara e una sorella dell’industriale i quali finivano con lo sposarsi, e infine diversi altri personaggi che prendevano parte a una commediola politica, un’elezione fatta per ingrossare la novelluccia a romanzo. Alfonso aveva proposto di omettere tutta questa roba inutile e di lasciare le due fierezze che Annetta aveva volute, una di fronte all’altra a sbrigarsela fra di loro; ne poteva ancora risultare una buona analisi della fierezza. Ad Annetta la proposta sembrò addirittura comica. Capitolo per capitolo doveva comporsi di lunghe chiacchierate, lotte fra le due donne, Clara e la moglie del nobile; ogni capitolo poi doveva essere adornato da una o piú occhiate di amore fra marito e moglie. Si restava sempre là. 

Il lavoro, per Alfonso, cominciava a somigliare straordinariamente al lavoro bancario. Alla sera vi si metteva con uno sbadiglio, lottando col sonno, unicamente attento a tenersi strettamente a quanto Annetta gli aveva ordinato di fare, lieto quando aveva terminato. Talvolta la noia del lavoro era tale che finiva coll’andare da Annetta senz’aver fatto nulla. All’ultima ora non aveva lavorato, risolvendo di mandare a scusarsi il giorno appresso e rinunziare di vederla per quel giorno pur di non aver da scrivere quella roba. Ma non sapeva rinunziare a vederla e andava da lei trovando qualche altra scusa. 

Annetta lo accoglieva sempre gentilmente e non gli moveva un solo rimprovero. Gli faceva leggere quello ch’el-