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ritirarsi nel villaggio. Assorbito ogni altro pensiero dalla cura di eseguire al piú presto l’ordine di Maller, la sua lettera divenne tanto secca che subito dopo dovette farla seguire da altra in cui le inviava notizie proprie e quelle assicurazioni di affetto immutabile che la signora Carolina voleva trovare in ogni sua lettera.
Aveva portato la sua lettera a Starringer per la spedizione immediata. Ritornando alla sua stanza s’imbatté sul corridoio in Maller che usciva. Per il desiderio di dimostrargli il suo zelo e levarlo da ogni preoccupazione circa l’esecuzione del suo ordine, gli disse sorridendo:
— Ho già spedita la lettera!
— Grazie! — disse Maller che per un istante rimase attonito quasi non ricordasse piú di che cosa si trattasse. Anche il tono di voce era piú freddo di molto di quello usato mezz’ora prima.
Bastò per mettere Alfonso in agitazione. Aveva avuto torto di fermare con tale famigliarità il suo principale dinanzi ai servi e piú ancora di riparlargli di un servizio che gli aveva reso, quasi a chiedergli di replicare i ringraziamenti.
In stanza sua non trovò che Alchieri già pronto per andarsene. L’agitazione rendeva Alfonso ciarliero. Non sapeva sopportarla da solo; la parola fredda di un indifferente poteva calmarlo. Raccontò ad Alchieri della lettera ricevuta da sua madre ed il colloquio avuto con il signor Maller. Alchieri lo stette a udire distratto perché impensierito da affari propri. Attendeva con impazienza l’esito che avrebbe avuto una sua domanda di aumento di paga inoltrata quel giorno al principale; minacciava di abbandonare il posto e dava ad intendere di avere altro impiego alle viste, mentre sarebbe stato un uomo ruinato se lo si fosse preso in parola.
— Ho fatto molto male di fermare il signor Maller sul corridoio?
E a questa domanda di Alfonso, Alchieri, che non aveva saputo dare la sua attenzione che a una parte di quanto gli si raccontava, rispose:
— Scommetterei ch’è la sua amante.