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Si sentiva avvicinato a Macario piú da quella visita che da mesi di relazione. Fu subito indiscreto:
— Strano che la signorina Francesca non sia rimasta a farci compagnia. L’altra volta mi era sembrata di carattere espansivo e allegro. Che cosa può avere da renderla cosí selvaggia?
— Mal di capo probabilmente, — rispose Macario brevemente e cambiò discorso. — Ha veduto che mia cugina è migliore della sua fama e dell’idea ch’ella se ne era fatta. Ha inteso il suo invito. Da oggi ella appartiene a quello che Spalati chiama il club del mercoledí. Procuri di diventare il buon amico di mia cugina perché è una amicizia che a lei potrebbe essere utile.
Parlava seriamente. L’utile a cui alludeva era la protezione di Annetta per l’impiego. Alfonso trovò l’allusione poco delicata e arrossí ma non protestò e si congedò anzi con una stretta di mano molto amichevole. Egli poteva dolersi di venir considerato quale una persona che tentasse di giungere per vie insolite al proprio utile; gli parve però di dover essere tanto piú riconoscente a chi dimostrava di volerlo aiutare anche dopo di averlo riconosciuto per meno scrupoloso.
X
La signora Carolina scriveva ad Alfonso con grande regolarità. Dalle sue lettere trapelava la noia di scrivere e che non c’era che l’alta idea ch’ella s’era fatta della maternità per indurla ad inviare con regolarità al figliuolo le due paginette delle sue zampe di mosca. Soltanto per le persone colte lo scrivere può tenere luogo al parlare. Solitamente riempite da raccomandazioni, da saluti per proprio e per conto altrui, si comprendeva di quanto la scrivente venisse sollevata nella sua fatica quando c’era qualche grosso avvenimento, un matrimonio fra conoscenti nel villaggio oppure qualche morte. Allora le due paginette diventavano anche tre o quattro.