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— Dev’essere difficile! — osservò Alfonso guardando una facciata nera di note.
— Impossibile! — corresse Annetta. Raccontò che poco tempo prima ella l’aveva udita eseguita da un’orchestra. Non si poteva essere soddisfatti di un’esecuzione al pianoforte. — Del resto io mi accontento di molto meno che della perfezione. Di queste note per esempio ometto la metà.
— Però — fece Alfonso — deve bastare per il divertimento... specialmente per chi l’ha udita... le note che si omettono si sentono lo stesso.
— Ah! sí! per fantasia!
— Quando si ha la fantasia che ha dei doveri verso l’esecutore, — osservò Macario calmamente.
— Ella fa degli studî a quanto si racconta? — chiese Annetta con serietà.
— Qualche poco; quello che posso!
— Mi dicono molto anzi. Vorrei saperne fare come lei! Scrive qualche cosa? Pubblicherà presto qualche cosa?
— Per il momento, no!
In quei frangenti aveva pensato al suo studio sulla morale e se magari solo il primo capitolo fosse stato terminato ne avrebbe parlato.
— Le donne immediatamente vogliono i risultati! — disse Macario ridendo.
Lo difendeva e lo trattava con piú rispetto che quando erano soli. Sembrava volesse che Annetta molto lo stimasse, e soltanto molto tempo dopo Alfonso comprese che Macario lo aveva portato in quella casa non per apportare vantaggio a lui ma divertimento ad Annetta di cui voleva la riconoscenza.
Dalla parte che, come Alfonso sapeva dalle spiegazioni di Santo, doveva essere quella della stanza di ricevimento di Maller, entrò Francesca. Alfonso si alzò con vivacità. Voleva dimostrare la sua riconoscenza alla sua vecchia amica, l’unica che l’avesse accolto subito bene in casa Maller.
Si capiva dal contegno della signorina che non intende-