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La biografia della serva aveva interrotta la commozione di Emilio. Per chiarire un dubbio che gli venne, raccontò d’essere stato quel giorno al cimitero. Infatti il suo dubbio fu subito risolto, perchè, senz’alcuna esitazione, la signora disse: — Io al cimitero non vado mai. Non ci sono stata dal giorno della morte di sua sorella. — Dichiarò poi ch’ella sapeva oramai che con la morte non si lotta. — Chi è morto è morto e il conforto non può venire che dai vivi. — Aggiunse senz’alcuna amarezza: — Pur troppo, ma è così. — Disse poi ch’era stata tolta all’incanto dei ricordi dalla breve assistenza prestata ad Amalia. La tomba del figliuolo non le dava più quella commozione che sconvolge e rinnova. Parlava veramente i pensieri d’Emilio; certo non più, quando concluse con un assioma morale: — Vi sono i vivi che hanno bisogno di noi.
Riparlò di Giovanna. Costei, per sua fortuna, era stata colta da una malattia ed Elena l’aveva assistita e salvata. Si erano trovate durante quella malattia. Quando la fanciulla risanò, la signora comprese che suo figlio riviveva in lei. — Più mite, più buono, più riconoscente, oh, tanto riconoscente! — AcheFonte/commento: Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/295 il suo nuovo affetto le dava pensieri e dolori: — Giovanna era innamorata...
Emilio non l’udiva più. Era occupato tutto dalla soluzione di un grave problema. Andandosene salutò con rispetto sulla porta la serva, quella che aveva trovato il modo di salvare dalla disperazione un suo simile. — Strano — pensò, — sembrerebbe che