Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/186


— 182 —

dava la verità, ma esso stesso, non abbellito da sogni e neppure da parole, era la verità propria e pura e bestiale.

Invece con un’ostinazione ammirabile, Angiolina non ne volle sapere. Era già vestita per uscire e poi l’aveva già avvisato che ella non intendeva disonorare la propria casa.

Egli, nel frattempo, aveva fatta un’osservazione per la quale credette di dover deviare dai suoi proponimenti. S’accorse ch’ella lo esaminava con curiosità per capire se in lui l’amore fosse diminuito o aumentato dal possesso. Ella si tradiva con un’ingenuità commovente; doveva aver conosciuti degli uomini che provavano ripugnanza per la donna avuta. A lui fu molto facile di provarle ch’egli non era di quelli. Rassegnatosi al digiuno ch’ella gli imponeva, si accontentò di quei baci di cui era vissuto per tanto tempo. Ma presto i baci soli non bastarono più, ed egli si ritrovò a mormorarle nelle orecchie tutte le dolci parole apprese nel lungo amore: — Ange! Ange!

Il Balli gli aveva fornito l’indirizzo di una casa ove davano a fitto delle stanze. Egli glielo indicò. A lungo, per non sbagliare, ella si fece descrivere quella casa e la posizione della stanza ciò che imbarazzò non poco Emilio il quale non l’aveva vista. Aveva baciato troppo per saper osservare, ma quando fu solo sulla via s’accorse, con sua grande meraviglia, che soltanto allora sapeva esattamente dove biso-