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da lui senza neppur guardarlo, con lo stesso passo sempre sonoro per il campanello d’allarme. Portava il sesso ad altri? A lui nel sogno di ciò non importò. Si destò. Era coperto di sudore come quella notte della grande angina.

— Sozzo! Oh! Sozzo! — gridò addirittura spaventato del proprio sogno. Volle chetarsi ricordando che il sogno non appartiene a chi lo fa ma che gli è mandato da potenze occulte. Ma la sozzura era evidentemente sua. Ebbe certo maggior rimorso per il sogno fatto di quanto ne avesse avuto per quella recente realtà cui aveva consciamente collaborato. In mezzo alle cure che riempivano la sua mattina egli che non poteva liberarsi dal ricordo dell’avventura notturna ebbe un’ispirazione: fra il ragazzo atterrato e battuto e la fanciulla del sogno che come un automa offriva la propria bellezza esisteva un’analogia. — E fra me e l’ubbriaco? — indagò il vecchio. Volle sorridere al paragone impossibile. Poi pensò: — Posso tuttavia riparare beneficandola e istruendola meglio.

Nel corso della giornata ebbe anche altri dubbii. E se nella realtà egli avesse da compor-