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tutto il suo corpo, certo per comunicar loro il proprio calore.

— Questa è la madre, — pensò Curra con gioia. — L’ho trovata ed ora non la lascio più. Come m’amerà! Io sono più forte e più bello di tutti costoro. Eppoi mi sarà facile di essere obbediente perchè già l’amo. Come è bella e maestosa! L’aiuterò anche a proteggere tutti cotesti insensati.

Senza guardarlo la madre chiamò. Curra s’avvicinò credendo di essere chiamato proprio lui. La vide occupata a smovere la terra con dei colpi rapidi degli artigli poderosi, e sostò curioso di quell’opera cui egli assisteva per la prima volta. Quand’essa si fermò, un piccolo vermicello si torceva dinanzi a lei sul terreno denudato dall’erba. Ora essa chiocciava mentre i piccini a lei d’intorno non comprendevano e la guardavano estatici.

— Sciocchi! — pensò Curra. — Non intendono neppure che essa vuole che mangino quel vermicello. — E, sempre spinto dal suo entusiasmo d’obbedienza, rapido si precipitò sulla preda e l’ingoiò.

E allora — povero Curra — la madre si