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sistenza, visto che senza di essa non poteva sapere quando Mario avrebbe interrotta la sua azione. S’accostò minaccioso a Mario, ma era tanto debole che un altro colpo raggiunse in pieno la sua faccia sebbene egli l’avesse parato a tempo. Fu anche spaventato da un grido roco di Mario che gli parve significare un’ira inumana. Era stato invece strappato a Mario dal dolore al braccio lussato. Il naso del Gaia sanguinava e, col pretesto di coprirselo col fazzoletto, il povero burlone s’allontanò di un passo da Mario.

Non era quello il vero posto adatto a punizioni, ma Mario non se ne accorse. Una donna del popolo, tonda e infagottata, con una cesta al braccio, si fermò a guardarli. Il Gaia si vergognò anche perchè Mario aveva finalmente riacquistata la parola e gli lanciava delle insolenze: — Ubbriacone, svergognato, mentitore. — Volle trovare un’espressione virile, ma non seppe perchè si sentiva male, molto male, ed era anche impensierito. Egli sapeva con certezza di essere stato percosso al capo, e non comprendeva perchè gli dolesse il fianco. Se gli fosse doluta la testa non vi avrebbe dato pe-