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non dormo più bene dacchè di sera non si legge più.

E Mario, in piena buona fede, perchè non ricordava più in quale stato d’animo si fosse trovato quando il successo gli arrideva vicino e sicuro, esclamò: — Io non lo sapevo, perchè altrimenti t’avrei letto ogni sera quanto e più di quanto t’occorra. Il male di gola non era gran cosa, e m’è passato. Se vuoi ti leggerò De Amicis e Fogazzaro. Così avrai pronto il sonno.

Quest’ultima frase farebbe credere che già allora la burla avesse perduto ogni efficacia. Se il Gaia fosse stato presente, sconfortato, avrebbe pensato che con un presuntuoso simile ogni burla era vana. Invece, in verità, in quel momento, per Mario, la letteratura non esisteva affatto. Esisteva solo il fratello malato, cui bisognava propinare quanta letteratura occorresse. E si rassegnava ad abbassare la propria o l’altrui all’ufficio di clistero.

Ma quella sera non volle leggere. Era tardi, ed egli aveva bisogno di qualche ora di sonno. Bisognava arrivare al Gaia sereno e riposato. E invece che letteratura regalò a Giulio ancora dell’altro affetto. Lo trattò maternamente, con