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sempre la risata cui i due congiurati s’erano abbandonati in sua presenza. Riecheggiava negli stessi scomposti rumori della bora, e vi si faceva enorme. Andava a colpire tutti i sogni che avevano abbellito la sua vita. Se il Gaia aveva voluto questo, per un istante aveva raggiunto il suo scopo: Mario si vergognò dei proprii sogni. Non poteva fallire quella burla per quanto rozzamente congegnata. Il lavoro accorto del burlone l’aveva preceduta, e non c’era stato bisogno che l’accompagnasse. Il burlone l’aveva spiato, e gli aveva presentato un contratto che non era stato inventato, ma accuratamente copiato dall’animo suo. Non s’era egli atteso una cosa simile, da quasi mezzo secolo? E quando gli fu presentato, in lui non ci fu sorpresa, nè ci poteva essere diffidenza alcuna. Non aveva neppure guardato in faccia coloro che glielo avevano presentato. Era cosa che gli spettava, ed arrivava a lui per una data via che non aveva importanza. Dunque egli era stato burlato come in altre età i cornuti e gli scemi, coloro che la burla meritavano.

Per questo gli coceva la burla, non per la perdita del denaro promesso. Neppure un i-