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gni è stato richiamato alla realtà del dolore e della noia.

Disse a Mario ch’era giunta per lui l’ora di dormire. Alla mattina lo aspettava certo medicinale dopo il quale doveva riposare per due ore prima di prendere il caffè. Se non si adagiava subito al riposo, che aspetto avrebbe avuto la giornata seguente con tutti i pasti spostati?

Mario provò un sentimento di sdegno, diverso assai dalla semplicità bonaria con cui una settimana prima avrebbe accolto una parola sgradevole di Giulio. Credette suo dovere fingersi indifferente e celare d’essere stato ferito. Si caricò del libro e del vocabolario, e uscì senza ricordarsi di chiudere la porta. L’aspetto dell’indifferenza è conquistato a prezzo di un aumento di rancore andandosene, pensò: anche costui ha bisogno del mio successo per rispettarmi meglio.

E Giulio, accanto a quella porta rimasta aperta, passò una cattiva notte. Causa la bora, ai rumori delle imposte nella stanza, s’associavano i cigolii nei cardini delle porte sul corridoio. E al malato parve di aver passata la notte