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Questa trovata valeva quell’altra che aveva protetto il suo sonno per tanti anni. Per quella sera servì perfettamente. Mario abbandonò la stanza, ma fu meno attento del solito, e sbattè la porta in modo che il povero malato diede un balzo.

A Mario pareva che Giulio non lo assistesse come avrebbe dovuto. Ecco che lo lasciava solo con quel successo campato in aria, inquietante più che una minaccia. Andò a letto, ma l’intontimento che precede il sonno fu quella sera terribile. Vedeva il suo successo impersonato dal rappresentante di Westermann, trascinato lontano, lontano, verso il settentrione, e ucciso dalla folla armata e imbestialita. Che ansia! Egli dovette riaccendere il lume per ricordare che morto il rappresentante suo, restava il Westermann che non era altri che una società per azioni non esposta a morte fisica.

Fatta la luce, Mario cercò la favola. Credette di trovarla nel rimprovero ch’egli si faceva di non saper godere tranquillamente della promessa di tanta buona fortuna. Diceva ai passeri: — Voi che non provvedete affatto