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attaccata agli scarsi treni ferroviari, o in forma d’ininterrotta fiumana, a piedi, sulle vie maestre, composta dall’esercito in fuga e da borghesi emigranti o rimpatrianti, tutti anonimi, ignoti come schiere di bestie cacciate dall’incendio o dalla fame.

Non dubitò un istante della perfetta verità delle comunicazioni del Gaia. Doveva essere più disposto alla credulità in seguito a quel successo di ogni sera del suo romanzo nella stanza del fratello. E quando, molto tempo dopo, seppe della trama ordita ai suoi danni, per scusare verso se stesso la propria dabbenaggine, propose la favola in cui si racconta che molti uccelli perirono perchè sullo stesso posto s’annidarono due uomini di cui uno buono e generoso, e l’altro malvagio. Su quel posto, per lungo tempo, ci fu il pane del primo, in ultimo la pania dell’altro. Proprio com’è insegnato in un libercolo in cui s’insegna scientificamente l’insidia agli alati e che qui naturalmente non si nomina.

Il Gaia sfruttò meravigliosamente lo stato d’animo di Mario, che gli si rivelò intero. Ebbe il solo torto di credersi molto astuto. Non lo era