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ancora non mollai. Quando poi dovetti cedere, mi consolai con l’idea che una parte di quella orrenda notte era trascorsa, ed ebbi anche il premio che, liberatomi dal letto, mi sentii sollevato come un lottatore che si sia liberato da una stretta dell’avversario.


* * *


Io non so per quanto tempo stessi poi fermo. Ero stanco. Sorpreso m’avvidi di uno strano bagliore nei miei occhi chiusi d’un turbinio di fiamme che supposi prodotte dall’incendio che sentivo in me. Non erano vere fiamme ma colori che le simulavano. E s’andarono poi mitigando e componendo in forme tondeggianti, anzi in goccie di un liquido vischioso, che presto si fecero tutte azzurre, miti, ma cerchiate da una striscia luminosa rossa. Cadevano di un punto in alto, si allungavano e, staccatesi, scomparivano in basso. Fui io che dapprima pensai che quelle goccie potevano vedermi. Subito, per vedermi meglio, esse si convertirono in tanti occhiolini. Mentre si allungavano cadendo, si formava nel loro centro un cer-