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Già quella lì dorme sempre con un occhio aperto.

— Stai male? — domandò a bassa voce. Dubitava di aver sentito bene e non voleva destarmi. Indovinai un tanto, ma le attribuii la bizzarra intenzione di gioire di quel male, che non era altro che la prova ch’ella aveva avuto ragione. Rinunziai all’acqua e mi riadagiai quatto, quatto. Subito essa ritrovò il suo sonno lieve che le permetteva di sorvegliarmi.

Insomma, se non volevo soggiacere nella lotta con mia moglie, io dovevo dormire. Chiusi gli occhi e mi rattrappii su di un fianco. Subito dovetti cambiare di posizione. Mi ostinai però e non apersi gli occhi. Ma ogni posizione sacrificava una parte del mio corpo. Pensai: — Col corpo fatto così non si può dormire. — Ero tutto movimento, tutto veglia. Non può pensare il sonno chi sta correndo. Della corsa avevo l’affanno e anche, nell’orecchio, il calpestio dei miei passi: di scarponi pesanti. Pensai che forse, nel letto, mi movevo troppo dolcemente per poter azzeccare di colpo e con tutte le membra la posizione giusta. Non bisognava cercarla. Bisognava lasciare che ogni co-