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E subito dopo mi capitò un’altra punizione. — Come sta bene — aveva detto mia sorella, guardandomi con compiacenza, e fu una frase infelice, perchè mia moglie non appena la sentì, intravvide la possibilità che quel benessere eccessivo che mi coloriva il volto, degenerasse in altrettanta malattia. Fu spaventata come se in quel momento qualcuno l’avesse avvisata di un pericolo imminente, e m’assaltò con violenza: — Basta, basta, — urlò — via quel bicchiere. Invocò l’aiuto del mio vicino, certo Alberi, ch’era uno degli uomini più lunghi della città, magro, secco e sano, ma occhialuto come Giovanni. — Sia tanto buono, gli strappi di mano quel bicchiere. — E visto che Alberi esitava, si commosse, s’affannò: — Signor Alberi, sia tanto buono, gli tolga quel bicchiere.

Io volli ridere, ossia indovinai che allora a una persona bene educata conveniva ridere, ma mi fu impossibile. Avevo preparato la ribellione per il giorno dopo e non era mia colpa se scoppiava subito. Quelle redarguizioni in pubblico erano veramente oltraggiose. Alberi, cui di me, di mia moglie e di tutta quella gente