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deremo — urlai. — Non meriti altro. La corda al collo e dei pesi alle gambe.

Mi fermai stupito. Mi parve di non aver detto esattamente il mio pensiero. Ero proprio fatto così, io? No, certo no. Riflettei: come ritornare al mio affetto per tutti i viventi, fra i quali doveva pur esserci anche Giovanni? Gli sorrisi subito, esercitando uno sforzo immane per correggermi e scusarlo e amarlo. Ma lui me lo impedì, perchè non badò affatto al mio sorriso benevolo e disse, come rassegnandosi alla constatazione di una mostruosità: — Già, tutti i socialisti finiscono in pratica col ricorrere al mestiere del carnefice.


* * *


M’aveva vinto, ma l’odiai. Pervertiva la mia vita intera, anche quello che aveva precorso l’intervento del medico e che io rimpiangevo come tanto luminosa. M’aveva vinto perchè aveva rilevato lo stesso dubbio che già prima delle sue parole avevo avuto con tanta angoscia.