Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/136


— 126 —

contando ad una sua vicina a quale regime io di solito fossi sottoposto, mentre mia figlia Emma, quindicenne, l’ascoltava e si dava dell’importanza completando le indicazioni della mamma. Volevano dunque ricordarmi la catena anche in quel momento in cui m’era stata levata? E tutta la mia tortura fu descritta: Come pesavano quel po’ di carne che m’era concessa a mezzodì, privandola di ogni sapore, e come di sera non ci fosse nulla da pesare, perchè la cena si componeva di una rosetta con uno spizzino di prosciutto e di un bicchiere di lattecaldo senza zucchero, che mi faceva nausea. Ed io, mentre esse parlavano, facevo la critica della scienza del dottore e del loro affetto. Infatti, se il mio organismo era tanto logoro, come si poteva ammettere che quella sera, perchè ci era riuscito quel bel tiro di far sposare chi di sua elezione non l’avrebbe fatto, esso potesse improvvisamente sopportare tanta roba indigesta e dannosa? E bevendo mi preparavo alla ribellione del giorno appresso. Ne avrebbero viste di belle.

Gli altri si dedicavano allo champagne, ma io dopo averne preso qualche bicchiere per ri-