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La comparazione Proust-Svevo importunerà indubbiamente per lunghi anni; ma Svevo non aveva mai letto Proust. Di Zeno ammiro la narrazione, la ricchezza d’osservazione, lo sfolgorante commento. «Stendhal ne sarebbe incantato». «E’ più latino che Proust». «Leggendo Zeno si guadagnano due specie di piaceri: 1. conoscenza dell’uomo, 2. godimento della conoscenza dell’uomo
Les Craprouillot, Parigi, novembre 27.
Domenico Braga
I romanzi di Svevo sono minuziosi, penetranti e meticolosi nel procedimento dell’introspezione quasi quanto il ciclo di romanzi dell’incomparabile Proust».
Popolo d’Italia, Milano, 9-9-27.
Senilità: «questo romanzo della giovinezza tanto negletto allora, che riappare oggi per dare luce alla stella del suo autore.
Nouvelles litteraires, Parigi, 5-11-27.
Senilità: «un mirabile libro», «tanta umanità, tanta acuta esperienza del cuor sofferente, tanta viva realtà vi si addensa».
Lidel, Milano, 15-11-27.
Zeno: «una delle opere più originali che siano state date da lungo tempo al nostro pubblico». — Nega la parentela artistica o spirituale dello Svevo con Proust, ma il romanzo di Svevo «può essere accostato alle grandi opere di Dickens e di Tolstoi, che «prendono nel nostro spirito il valore di veri universi autonomi».
Revue de Paris, Parigi, 15-11-27.
Marcello Thiebaut
Zeno: «libro enorme, ricco e vivo, che permetterà a colui che lo pubblicò or fanno quattro anni, di prendeer da noi (in Francia) il posto ch’egli non ha ancora in Italia». L’arte di Svevo: «arte passiva, assente, d’una capacità accogliente di primo ordine. Il suo stile è senza mistero, e tuttavia tutto il dramma è nel mistero d’una coscienza».
Revue nuovelle, Parigi, dicembre 27.
Louis Emié
Zeno: «il racconto appare soffuso di una umiltà spirituale enormemente comunicativa»; «mai, credo, nella nostra lingua è apparsa opera di così profonda eppur tanto semplice psico-