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gnia di altre donne. Che fossi stato guarito come il dottor S. pretende? Vecchio come sono, da un pezzo le donne non mi guardano più. Se io cesso dal guardare loro, ecco che ogni relazione fra di noi è tagliata.

Se un dubbio simile mi fosse capitato a Trieste, avrei saputo risolverlo subito. Qui era alquanto più difficile.

Pochi giorni prima avevo avuto in mano il libro di memorie del Da Ponte, l’avventuriere contemporaneo del Casanova. Anche lui era passato certamente per Lucinico ed io sognai d’imbattermi in quelle sue dame incipriate dalle membra celate dalla crinolina. Dio mio! Come facevano quelle donne ad arrendersi così presto e tanto di frequente essendo difese da tutti quegli stracci?

Mi parve che il ricordo della crinolina, ad onta della cura, fosse abbastanza eccitante. Ma il mio era un desiderio alquanto fatturato e non bastò a rassicurarmi.

L’esperienza che cercavo l’ebbi poco dopo e fu sufficiente per rassicurarmi, ma non mi costò poco. Per averla, turbai e guastai la relazione più pura che avessi avuta nella mia vita.

M’imbattei in Teresina, la figlia anziana del colono di una tenuta situata accanto alla mia villa. Il padre, da due anni, era rimasto vedovo e la sua numerosa figliuolanza aveva ritrovata la madre in Teresina, una robusta fanciulla che si levava di mattina per lavorare, e cessava il lavoro per coricarsi e raccogliersi per poter riprendere il lavoro. Quel giorno essa guidava l’asinello di solito affidato alle cure del fratellino e camminava accanto al carretto carico di erba fresca, per-