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Costui ebbe un grande vantaggio da quanto apprese da Guido. Il nostro galoppino è oggidì un commerciante di Trieste assai rispettato. Egli mi saluta ancora con una certa umiltà attenuata da un sorriso. Guido spendeva sempre una parte della giornata ad insegnare dapprima a Luciano, poi a me e quindi all’impiegata. Ricordo ch’egli aveva accarezzato per lungo tempo l’idea di fare il commercio in commissione per non arrischiare il proprio danaro. Spiegò l’essenza di tale commercio a me e, visto che evidentemente io capivo troppo presto, si mise a spiegarlo a Luciano che per molto tempo stette a sentirlo coi segni della più viva attenzione, i grandi occhi lucenti nella faccia ancora imberbe. Non si può dire che Guido abbia perduto il suo tempo, perchè Luciano è il solo fra di noi che sia riuscito in quel genere di commercio. Eppoi si dice che la scienza è quella che vince!

Intanto da Buenos Aires arrivarono i pesos. Fu un affare serio! A me era parsa dapprima una cosa facile, ma invece il mercato di Trieste non era preparato a quella moneta esotica. Ebbimo di nuovo bisogno del giovane Olivi che c’insegnò il modo di realizzare quegli assegni. Poi, perchè a un dato punto fummo lasciati soli, sembrando all’Olivi di averci condotti a buon porto, Guido si trovò per varii giorni con le tasche gonfie di corone, finchè non trovammo la via ad una Banca che ci sbrigò dell’incomodo fardello consegnandoci un libretto assegni di cui presto apprendemmo a far uso.

Guido sentì il bisogno di dire all’Olivi che gli facilitava il cosidetto impianto:

— Le assicuro che non farò mai la concorrenza alla ditta del mio amico!