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scriverle. La carta scritta per le donne ha troppo poca importanza. Bisognava trovare di meglio.

Senza un proposito esatto, m’avviai di corsa al Giardino Pubblico. Poi, molto più lentamente, alla casa di Carla e, giunto a quel pianerottolo, bussai alla porta della cucina. Se ve n’era la possibilità, avrei evitato di vedere il Lali, ma non mi sarebbe dispiaciuto d’imbattermi in lui. Sarebbe stata la crisi di cui sentivo di aver bisogno.

La vecchia signora, come al solito, era al focolare su cui ardevano due grandi fuochi. Fu stupita al vedermi, ma poi rise da quella buona innocente ch’essa era. Mi disse:

— Mi fa piacere di vederla! Era tanto abituata lei di vederci ogni giorno, che si capisce non le riesca di evitarci del tutto.

Mi fu facile di farla ciarlare. Mi raccontò che gli amori di Carla con Vittorio erano grandi. Quel giorno lui e la madre venivano a desinare da loro. Aggiunse ridendo: — Presto egli finirà con l’indurla ad accompagnarlo persino alle tante lezioni di canto cui egli è obbligato ogni giorno. Non sanno restar divisi neppure per brevi istanti.

Sorrideva di quella felicità, maternamente. Mi raccontò che di lì a poche settimane si sarebbero sposati.

Avevo un cattivo sapore in bocca, e quasi mi sarei avviato alla porta per andarmene. Poi mi trattenni sperando che la ciarla della vecchia avrebbe potuto suggerirmi qualche buona idea o darmi qualche speranza. L’ultimo errore, ch’io avevo commesso con Carla, era stato proprio di correre via prima di avere studiato tutte le possibilità che potevano essermi offerte.