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— Meno male che i musei si incontrano in viaggio di nozze eppoi mai più.

Infatti nella vita manca la monotonia dei musei. Passano i giorni capaci di cornice, ma sono ricchi di suoni che frastornano eppoi oltre che di linee e di colori anche di vera luce, di quella che scotta e perciò non annoia.

La salute spinge all’attività e ad addossarsi un mondo di seccature. Chiusi i musei, cominciarono gli acquisti. Essa, che non vi aveva mai abitato, conosceva la nostra villa meglio di me e sapeva che in una stanza mancava uno specchio, in un’altra un tappeto e che in una terza v’era il posto per una statuina. Comperò i mobili di un intero salotto e, da ogni città in cui soggiornammo, fu organizzata almeno una spedizione. A me pareva che sarebbe stato più opportuno e meno fastidioso di fare tutti quegli acquisti a Trieste. Ecco che dovevamo pensare alla spedizione, all’assicurazione e alle operazioni doganali.

— Ma tu non sai che tutte le merci devono viaggiare? Non sei un negoziante, tu? — E rise.

Aveva quasi ragione. Obbiettai:

— Le merci si fanno viaggiare per vendere e guadagnare! Mancando quello scopo si lasciano tranquille e si sta tranquilli!

Ma l’intraprendenza era una delle cose che in lei più amavo. Era deliziosa quell’intraprendenza così ingenua! Ingenua perchè bisogna ignorare la storia del mondo per poter credere di aver fatto un buon affare col solo acquisto di un oggetto: è alla vendita che si giudica l’accortezza dell’acquisto.

Credevo di trovarmi in piena convalescenza. Le mie