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scano non si usava lasciar andare ai bronchi e polmoni, ma si espelleva subito, non appena avutone in bocca il sapore. Ma valeva bene la pena di dire una bugia per garantire intorno a sé tutta la necessaria gentilezza. E disse: «Come fa lei a sopportare tutto quel veleno?».

Curioso! L’altro non sentí tali parole quali un complimento. «Non credo di avvelenarmi piú di lei con le sue Macedonia. Lei ne gettò via una or ora e ne ha già accesa un’altra. Questo è il terzo mezzo toscano che fumo oggi e fino a questa sera, dopo il pasto, non fumo altro. So come vada con le Macedonia. Scommetto che lei ne fuma una quarantina al giorno!».

Non era vero. Questa ch’egli aveva in bocca, il signor Aghios l’aveva accesa proprio a scopo sociale, altrimenti egli avrebbe saputo restarne senza per lungo tempo. Ma la gentilezza! Mentí una seconda volta assentendo, ma ne fu subito consapevole.

Strano! Con gli sconosciuti si mentiva disordinatamente, senza un vero scopo. Con lo sconosciuto non c’era mai un vero accordo. Anche con chi intimamente si conosceva c’era spesso la stonatura, ma non cosí. Cosí era un gridío discorde, come nelle orchestre quando ogni singolo suonatore tocca lo strumento per provarlo, sentirlo e regolarlo. La menzogna con coloro che ci conoscevano s’adattava a tutte le circostanze per essere piú credibile. Nel treno che correva era suggerita dal capriccio, mancava dello sforzo consapevole ch’era un fine lavoro mentale. Il signor Aghios si toccò la bocca per frenarla e toglierle quella libertà. Egli voleva traversare il mondo serio, serio, non falsificandolo con parole che somigliavano ai sassi che il monello gettava per il solo bisogno di moversi, senza preoccuparsi dove andava a finire, magari nell’occhio del prossimo. Era dunque piú difficile di saper muoversi con dignità fra sconosciuti e a lui era toccato di sbagliare perché poco uso alla libertà, come quei cani di catena che appena liberi guastano il giardino.

Ma c’era dell’imbarazzo nel suo animo e il signor Aghios, per moversi e svincolarsi, aperse il finestrino e comperò un