Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/52

giusto allora, trasse di tasca un’altra sigaretta e disse sorridendo: «Del mio permesso profitterò anch’io». Poi, però, non trovava gli zolfanelli. Doveva rovistare tre tasche del soprabito, tre della giubba (non quattro perché quella interna di petto il signor Aghios trovò tanto gonfia che subito ricordò che v’erano i denari), due del panciotto e due dei calzoni. Intanto il grosso signore fu anche una volta molto gentile e gli porse uno zolfanello acceso.

Addirittura commosso, il signor Aghios ringraziò. L’altro gli sorrise, ma nulla rispose essendo occupatissimo col suo toscano che doveva essere un poco umido.

Poi, però, la conversazione si ravvivò perché il signor Aghios, avendo ricordato che sua moglie sempre diceva che le donne ne avevano troppo poche di tasche e gli uomini di troppe, si mise a ridere ad alta voce e dovette dare una spiegazione della sua ilarità.

Il grosso suo compagno di viaggio rise, ma piuttosto per compiacenza che per proprio bisogno. Poi protestò. Non vedeva la giustezza dell’osservazione: «Io so sempre tutto quello che ho in ogni singola tasca. Vuole il mio biglietto? Eccolo! Il mio specchietto? Gli occhiali per leggere?». Anche quelli erano grossissimi. Aveva grande ordine, forse necessario con quegli occhi difettosi. Aveva un mondo di cose quel signore, come un armadio ambulante e tutte al loro posto. L’idea era buona di tenere tanto ordine nelle tasche ed il signor Aghios si propose di adottarla. Anzi avrebbe messo in una delle tasche un bel registro contenente la pianta delle tasche con l’enumerazione degli oggetti contenutivi. E pensò con buon umore e senza risentimento, che il suo nuovo amico non aveva fatto vedere il portafogli. Anche lui non aveva toccato quella tasca. È un bel sentimento quello di sentirsi furbi.

Poi, per rassicurare anche meglio quel signore ch’egli non aveva riso di lui, il signor Aghios escogitò una gentilezza da usargli. Ricordò ch’era il vanto di tutti i fumatori di toscani di saper sopportare tanto veleno. In verità egli non sentiva tanta ammirazione, perché sapeva che il fumo del to-